Bianco

25.11.2023–31.07

“Cos’è questa faccenda del bianco?” deve aver pensato il Capitano Achab sentendo parlare per la prima volta della balena bianca Moby Dick. E potrebbe essere più o meno la stessa espressione usata dagli ospiti che varcheranno la soglia di Palazzo Bellini, nel centro storico di Oleggio quando, superato lo stupore nello scoprire i preziosi stucchi, gli affreschi, nonché i soffitti in legno riportati al loro originale splendore, inizieranno a individuare la presenza di opere d’arte contemporanea.

A cura di Rischa Paterlini

Bianco

“Cos’è questa faccenda del bianco?” deve aver pensato il Capitano Achab sentendo parlare per la prima volta della balena bianca Moby Dick. E potrebbe essere più o meno la stessa espressione usata dagli ospiti che varcano la soglia di Palazzo Bellini, nel centro storico di Oleggio quando, superato lo stupore nello scoprire i preziosi stucchi, i dipinti e gli affreschi iniziano a individuare la presenza di opere d’arte contemporanea. Non molte, per scelta degli stessi collezionisti. “Abbiamo voluto dare spazio allo spazio, preferendo che fosse il luogo a parlare, in armonia con le opere”, racconta Laura, la voce femminile della collezione. “Immagina due strumenti musicali che suonano senza che uno prevarichi l’altro, in perfetta sinergia.”

“Cos’è questa faccenda del bianco?” deve aver pensato il Capitano Achab sentendo parlare per la prima volta della balena bianca Moby Dick. E potrebbe essere più o meno la stessa espressione usata dagli ospiti che varcano la soglia di Palazzo Bellini, nel centro storico di Oleggio quando, superato lo stupore nello scoprire i preziosi stucchi, i dipinti e gli affreschi iniziano a individuare la presenza di opere d’arte contemporanea. Non molte, per scelta degli stessi collezionisti. “Abbiamo voluto dare spazio allo spazio, preferendo che fosse il luogo a parlare, in armonia con le opere”, racconta Laura, la voce femminile della collezione. “Immagina due strumenti musicali che suonano senza che uno prevarichi l’altro, in perfetta sinergia.”

Ecco allora che in circa cinquecento metri quadri, tra piano nobile e secondo piano, identifichiamo in tutto venticinque opere che appartengono ad autori della seconda metà del Novecento e del nuovo millennio. Fatta eccezione per quelle permanenti, sono caratterizzate da un elemento comune: il colore bianco. Video, fotografie, opere pittoriche e scultoree raccolte negli anni dai collezionisti e selezionate per la mostra inaugurale di SPA | Spazio Per Arte. “Il bianco rappresenta la sintesi della mia vita”, afferma Luigi Giordano, “i trent’anni dedicati al latte nell’azienda casearia di famiglia fondata da mio padre e, nel tempo libero, i viaggi con mia moglie in giro per il mondo alla ricerca di opere d’arte, spesso, in modo inconscio, caratterizzate dal colore bianco.”

 

Nell’ambito di SPA, parlare di bianco vuol dire parlare anche di tutti gli altri colori e abbandonarsi all’armonia del luogo fino ad arrivare alle opere che potrebbero lasciare ammutoliti. Questo non perché non si abbia niente da dire, al contrario. Il silenzio potrebbe essere solo un altro modo di esprimersi. Se pensiamo all’abbondante retorica che risuona spesso in modo chiassoso dalle pareti dei nostri musei, delle nostre abitazioni, sui nostri profili social e guardiamo poi alle opere in mostra verrà naturale chiedersi come si è arrivati a un tale silenzio, che con chiarezza ci assale.

 

Mescolare i linguaggi, solleticare i sensi, incoraggiare delle domande: è quello che i collezionisti Laura e Luigi Giordano sperano di attivare negli ospiti durante la visita di Palazzo Bellini.

 

“Sarebbe bello chiedere di visitare la mostra senza cellulare e senza poter scattare foto”, abbiamo pensato un giorno Laura, Luigi e io.

 

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