Palazzo Bellini
Durante la progettazione e supervisione del restauro di 500 mq ca. distribuiti su due livelli all’interno di Palazzo Bellini, l’individuazione critica delle soglie storiche - discussa con la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli - ha guidato la conservazione del presente nonché la definizione dei nuovi elementi.
Al piano nobile, la stanza d’accesso è significativa: le pareti e il soffitto sono stati sottoposti a descialbo, riportando alla luce le decorazioni e gli stucchi settecenteschi. Nel contiguo salone, motivi floreali settecenteschi convivono con apparati decorativi ottocenteschi costituiti da una finta tappezzeria cangiante e da motivi geometrici sul soffitto ligneo a cassettoni. La pavimentazione originale in pianelle di cotto di queste stanze è stata restaurata.
Le altre stanze presentavano plafoni decorati di epoca ottocentesca che si è deciso di restaurare. Qui il recente cotto industriale è stato sostituito da una pavimentazione in calce idraulica naturale (pastellone).
Nella parte inferiore della torre sul lato Nord, l’antica scala in blocchi di beola è stata mantenuta. Nella parte superiore, in assenza dei gradini originali, è stata realizzata una scala in ferro verniciato. Questa operazione rispecchia l’approccio progettuale di Studio Binocle. Tutti i nuovi elementi progettuali di Palazzo Bellini sono in ferro: corpi illuminanti, elementi che celano i ventilconvettori, addirit nuovi soffitti.
Palazzo Bellini è, nelle sue forme attuali, il frutto della ristrutturazione tardo ottocentesca di un edificio di epoca medievale, già trasformato nel Settecento. Alla metà del XIX secolo il complesso apparteneva alla famiglia Bellini e comprendeva anche altri edifici disposti attorno a quattro cortili, occupando quasi un intero isolato nell’area a ovest della piazza principale di Oleggio, oggi Piazza Martiri della Libertà.
I lavori che hanno dato al palazzo l’attuale aspetto neoclassico vennero eseguiti nell’ultimo decennio del XVIII secolo su progetto dell’architetto Stefano Ignazio Melchioni. Lo spazio occupato da SPA coincide con la zona residenziale del palazzo. I recenti lavori di restauro conservativo hanno permesso di portare alla luce le diverse stratificazioni, grazie al descialbo dell’intonaco novecentesco.
Nell’anticamera, dopo la pulitura, sono emersi dieci ovali settecenteschi con raffigurazioni legate alla mitologia antica la cui interpretazione è ancora oggetto di studio. Il soffitto a cassettoni, in legno dipinto a tempera, è databile alla prima metà del XIX secolo e ben si accorda con la finta tappezzeria dipinta, testimonianza del gusto tardo ottocentesco per il recupero dell’antico. In uno spazio adiacente è emersa una raffigurazione con arabeschi blu su fondo chiaro, in cui si riconoscono motivi delle coeve decorazioni di alcuni palazzi del Lago Maggiore.
Il secondo piano, raggiungibile con una scala di servizio, presenta un impianto simile al primo. Originariamente era riservato all’archivio della famiglia Bellini e ai domestici.